Pianta alimentare comunissima il pomodoro (Solanum lycopersicum) ha comunque ancora alcuni aspetti spesso sconosciuti ai più.
La sua variabilità genetica è molto elevata e questo ci porta anche ad avere un grande numero di cultivars (= varietà coltivate): si tratta di diverse migliaia sparse in tutto il mondo di cui la maggior parte diffuse solo localmente o comunque su piccola scala. Le variazioni interessano le dimensioni dei frutti, la loro forma ed il loro colore; la forma, la tomentosità ed il colore delle foglie; la resistenza a diversi patogeni e stress ambientali; lo sviluppo apicale delle piante; il sapore.
Vediamo ora di analizzare uno ad uno questi aspetti:
Frutti: il loro peso varia da meno di un grammo ad oltre un chilo. Per quanto riguarda la forma si spazia da quelli sferici a quelli allungati a quelli depressi a quelli piriformi a quelli cuoriformi, tutti più o meno costoluti, più o meno cavi all’interno, più o meno ricchi di semi. Il colore è forse ciò che più colpisce ed ai tradizionali rossi si affiancano gli arancioni, i rosa, i viola, i bianchi, i gialli, i neri, i marroni ed i verdi (verdi anche da maturi). Inoltre ne esistono anche di striati esternamente e di striati sia esternamente che internamente. In alcune cultivars la buccia dei frutti può essere anche tomentosa o comunque non lucida ed in alcune altre risulta più spessa ed in grado di proteggere i frutti dal freddo (entro un certo limite). I frutti di colore bianco e giallo sono generalmente più aciduli, mentre quelli di colore viola o marrone sono più dolciastri.
Foglie: esistono cultivars “a foglia di patata”, cioè a foglia meno divisa in foglioline. Altre hanno invece foglie più glauche o più pelose. Ne esistono anche con foglie variegate di bianco. La cosa che però mi ha meravigliato maggiormente nelle foglie è stata quella delle foglie prolifiche: dalla loro nervatura centrale spuntano dei fusti che cresconono verso l’alto e che, se staccati e fatti radicare, formano delle nuove piantine. Questo ho potuto osservarlo in una pianta che stavo coltivando per ottenere un frutto da gara di grandi dimensioni e che quindi era stata messa in un terreno molto fertile, molto arieggiato e molto organico. Non ho mai più assistito a questo fenomeno nelle piante della stessa cultivar tenute in terra normale, né ho mai sentito altri parlarne.
Resistenze: molte cultivars antiche, ma non solo, sono resistenti a patogeni (virus, batteri, funghi) ed a stress ambientali (siccità, calore, freddo, umidità, composizione del terreno). Purtroppo oggi chi produce sementi su grande scala produce anche i prodotti fitosanitari per proteggere le piante dalle loro malattie e quindi ha tutto l’interesse a diffondere cultivars delicate che necessitino di trattamenti.
Sviluppo: la crescita apicale delle piante di pomodoro può essere determinata od indeterminata. Le cultivars determinate sono quelle che dopo aver prodotto un certo numero di foglie producono un’infiorescenza apicale e le loro piante cessano di crescere. Le indeterminate sono invece quelle le cui infiorescenze sono solo laterali ed apicalmente le piante crescono sempre finché vivono.
Sapore dei frutti: questo è un aspetto genotipico e fenotipico, cioè in parte dipende dai geni ed in parte dall’ambiente in cui le piante crescono. Per quanto riguarda la genetica ne ho già parlato qui sopra (pomodori chiari generalmente aciduli, pomodori scuri generalmente dolciastri) ma per quanto riguarda l’ambiente di crescita è interessante notare che in terreni più asciutti e più arieggiati si hanno frutti più saporiti che in suoli umidi e compatti. Probabilmente perché in terreni asciutti le radici devono svilupparsi maggiormente per ottenere l’acqua necessaria e quindi assorbono più sali minerali dal suolo.
Sai che non è così difficile creare una nuova cultivar di pomodoro? Puoi usare la stessa tecnica che uso io e che ho descritto nell’articolo sulla melanzana: http://www.gianlucacorazza.com/2019/01/19/la-melanzana/
Infine, vuoi sapere qual è, secondo me, il pomodoro più buono? La risposta è ‘Cherokee Purple’, una cultivar coltivata in America già in epoca precolombiana.
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