Hoya

Immagine articolo Hoya

Fino all’inizio del nuovo millennio era difficile trovare molte specie del genere Hoya in coltivazione, tranne Hoya carnosa e Hoya bella.

Ne esistono circa 300 specie, ma la loro tassonomia è piuttosto complicata, incompleta e talvolta anche errata, nel senso che alcune specie sono state descritte più di una volta ed alcune sono state pubblicate come specie nuove ma senza seguire metodi scientifici. Oggi possiamo basare gli studi sia sulla tradizionale morfologia che sulle nuove tecniche genomiche. Questo potrebbe portare molti cambiamenti, ma la cosa più auspicabile sarebbe una completa revisione di questo gruppo di piante che potrebbe anche finire con il riconoscimento di alcuni nuovi generi nei quali rientrerebbero alcune specie dalla morfologia e dal comportamento anomali per il genere Hoya. Ugualmente andrebbe verificato se alcuni generi affini oggi esistenti sarebbero da confermare come separati o se andrebbero fatti ricadere anch’essi nel genere Hoya.

Ad esempio Hoya multiflora ha fiori sufficientemente diversi per poter essere classificata in un nuovo genere, Centrostemma, secondo alcuni. Al contrario si discute se i generi AbsolmiaMadangia e Micholitzia debbano invece essere inseriti nel genere Hoya. Il genere Dischidia è invece sufficientemente e chiaramente diverso e può senza dubbio essere tenuto separato.

Molte piante vengono introdotte in coltivazione facilmente come talee, ma non sempre si riesce a determinarne la specie esatta. Così se ne indica solo il nome del raccoglitore ed il fieldnumber o la località di raccolta (es.: Hoya sp. IML 1036, oppure Hoya sp. Doi Inthanon, Thailandia).

Il loro areale va dal Pakistan all’Australia del Nord Est e questo si ripercuote anche sulle necessità da soddisfare alle diverse specie in coltivazione.

Si possono tracciare due grandi gruppi per quanto concerne la loro orticoltura: le equatoriali e le tropicali. Pur se coltivabili tutte nello stesso substrato, più o meno, che più avanti vedremo, le tropicali possono sopportare minime intorno ai 5-10°C mentre le equatoriali necessitano di temperature sempre sopra i 15-20°C e non hanno mai una stasi vegetativa. Le tropicali possono svernare in una serra mediamente riscaldata, mentre le equatoriali necessitano di ambienti con le temperature di un’abitazione ma con l’umidità di una foresta. Tra le equatoriali si trovano però alcune delle specie dai fiori più grandi e vistosi: Hoya macgillivrayii, H. imperialis, H. campanulata, H. onychoides, H. archboldiana e H. megalaster.

In coltivazione può essere utile osservare le foglie in quanto le specie di ambienti più aridi hanno foglie più succulente che ci fanno capire di distanziare maggiormente le annaffiature in modo da lasciare il substrato asciutto più a lungo tra un’irrigazione e l’altra.

Le specie di questo genere vengono impollinate dagli insetti. I fiori offrono nettare, talvolta in copiose gocce, incolori o colorate. Il profumo è variabile ed appare soprattutto quando gli impollinatori sono in giro, soprattutto durante la notte. Il polline non è in granuli ma in pollinii che restano attaccati agli insetti e che vengono poi involontariamente depositati dagli stessi nelle apposite aree della corona presente al centro dei fiori.

Crescono facilmente e bene in un substrato poroso che può essere ottenuto mescolando un 50% di terriccio universale torboso, un 40% di lapillo in granulometria di 3-6 mm e un 10% di sabbia ventilata da intonaci (cioè senza polvere). Questa formula potrà poi essere variata a seconda del gradimento delle varie specie. Aggiungere sabbia porta ad una più rapida asciugatura e aggiungere lapillo porta ad una maggiore aerazione.

Tutte amano la luce filtrata dalle foglie di un albero, da una tenda o da un apposito telo ombreggiante.

Si consiglia di non tagliare le infiorescenze sfiorite, poiché dallo stesso peduncolo potranno formarsi nuovi pedicelli con nuovi fiori durante gli anni successivi. Ovviamente sono piante in grado di produrre semi, ma in coltivazione raramente vengono prodotti i frutti a causa della loro particolare strategia impollinatoria.

Un ultimo consiglio: evitare di far morire parte delle radici poiché difficilmente saranno rigenerate prima della disidratazione della pianta. Le radici possono morire dall’eccesso di acqua, dalla scarsità di acqua o dalla poca aerazione del terreno. Se dovesse succedere consiglio di fare talee con la parte aerea e di porle a radicare in un substrato molto aerato, leggermente umido ed in atmosfera molto umida.

Foto galleria articolo numero 1

Hoya arnottiana

Foto galleria articolo numero 2

Hoya carnosa

Foto galleria articolo numero 3

Hoya erythrina

Foto galleria articolo numero 4

Hoya fraterna

Foto galleria articolo numero 5

Hoya kerrii

Foto galleria articolo numero 6

Hoya kerrii

Foto galleria articolo numero 7

Hoya obovata

Foto galleria articolo numero 8

Hoya wayetii

Da dove iniziare?

Entra subito nella mia community privata e ricevi:

  • La preziosa risorsa "La preparazione dei terreni di coltivazione".
  • I nuovi articoli del mio Blog, direttamente nella tua casella e-mail.
  • Consigli pratici per migliorare le tue abilità sul Mondo delle piante.
  • Promozioni & Anteprime esclusive.

Entra gratis nella mia community

nome

email

codice sicurezza

Ho letto, compreso e accettato i termini e condizioni.

Si, voglio ricevere e-mail mensili, relative ai contenuti di questo Blog.

© Sito realizzato da Studio Informatico Toscano

P.IVA: 02592610469