La scoperta di una nuova specie può avvenire in diversi modi e spesso è un processo lento.
Non sempre, anzi, quasi mai, si trova botanizzando in giro e riconoscendola immediatamente come specie nuova. Questo avveniva per gli esploratori che dopo le grandi scoperte geografiche visitavano le “nuove” terre e quasi tutto ciò che incontravano era una specie nuova. Esperienza romantica, ma ormai rara.
Spesso la si scopre in un erbario anche decenni dopo la raccolta del campione oppure si capisce che una parte degli individui di ciò che si riteneva un’unica specie ne costituisce un’altra.
Il concetto stesso di specie è qualcosa che non trova tutti d’accordo e questo è una delle varie ragioni per cui spesso esistono diversi sinonimi nei nomi botanici.
Poi ti serviranno degli studi per avere la certezza che si tratti veramente di una specie mai descritta prima. Dovrai controllare in diversi erbari, su diversi testi, fare studi morfologici e talvolta anche molecolari.
Comunque, una volta appurato che ti trovi davanti ad una nuova specie, cosa devi fare?
Per prima cosa ti serve un campione d’erbario di riferimento, detto olotipo. Questo rappresenterà la specie e saranno della stessa specie tutti gli individui con le stesse caratteristiche peculiari. Puoi nominare olotipo un campione già esistente ma fino ad ora ritenuto appartenente ad un’altra specie oppure puoi preparare un campione nuovo. Potrai nominare o preparare anche degli isotipi, cioè dei campioni di “scorta” o “alternativi” da depositare, solitamente, in erbari diversi e distanti per sicurezza e/o per comodità future. Potrebbe infatti accadere che l’olotipo vada distrutto o che, per vari motivi, diventi irraggiungibile.
Se si dovesse mai scoprire in seguito che, in un caso, l’olotipo e un isotipo sono due specie diverse farà fede l’olotipo perché solo esso è il riferimento univoco.
Dovrai poi preparare un articolo, da pubblicare su una rivista scientifica con il quale “annuncerai” la scoperta.
Già, ma quando è che una rivista è “scientifica”? Quando gli articoli in essa pubblicati vengono sottoposti a “peer reviewing”, cioè vengono controllati ed esaminati da altri esperti del settore, eventualmente corretti o modificati con l’assenso dell’autore ed infine approvati. Si approvano quando si fanno asserzioni basate sul metodo scientifico, vale a dire basate su esperimenti provanti e raccontati nel dettaglio in modo che possano essere ripetuti da chi eventualmente avesse dubbi. Sarà necessario che la rivista possegga il proprio codice ISBN (International Standard Book Number), una specie di “numero di targa” delle pubblicazioni (puoi trovarlo su ogni rivista o libro “registrato”, sia elettronico che cartaceo). Se la pubblicazione sarà elettronica l’articolo dovrà essere in formato pdf.
Nell’articolo la parte essenziale è la “diagnosi” in cui dovrai descrivere le caratteristiche peculiari che distinguono la nuova specie botanica da altre più o meno simili. Questa dai tempi di Linneo e fino al 2012 doveva essere rigorosamente in latino, ma da allora in poi si può optare anche per l’inglese. È necessario che la diagnosi riporti all’inizio il nome scientifico completo seguito dall’autore della stessa, dalla dicitura “species nova” (questa è rimasta in latino), spesso abbreviata in “sp. n.” o in “sp. nov.” e dal rimando alle indispensabili immagini, per esempio: “(Fig. 1)”.
Dovrà essere indicato l’olotipo, gli eventuali isotipi, il loro luogo di raccolta, gli erbari in cui essi sono custoditi e il loro raccoglitore (spesso si indica anche il “field number” personale del raccoglitore). Solitamente si indica la sigla dell‘Index Herbariorum, che identifica ogni erbario del mondo, seguita dal numero attribuito ad ogni campione dal singolo erbario in cui è depositato.
Come ti ho già accennato è indispensabile pubblicare anche una o più immagini (foto e/o disegni) che illustrino le caratteristiche tipiche e diagnostiche della specie, eventualmente confrontandole con quelle di specie simili, magari con l’aiuto di una tabella.
Sarà opportuno che tu aggiunga una descrizione completa, più ampia dell’obbligatoria diagnosi. Inoltre potrai anche impostare l’articolo suddividendolo nei classici “riassunto”, “parole chiave”, “introduzione”, “materiali e metodi”, “discussione”, “risultati”, “ringraziamenti” (eventuali) e “bibliografia”. In questo modo spiegherai scientificamente come hai fatto ad arrivare alla certezza che si tratta di una specie nuova alla scienza.
Per approfondimenti ti metto il link di qualche esempio (1, 2, 3, 4) e del Codice Internazionale di Nomenclatura Botanica.
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